Io Dono : Donazione al reparto di Pediatria – Ospedale “L’annunziata” (CS)

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Io Dono : Donazione di tre supporti sacche-flebo al reparto di Pediatria dell’Ospedale “L’Annunziata” di Cosenza

I Donatori : La famiglia Coriale (da destra Marcella Gumina, il piccolo Giuseppe Francesco, Patrizio Coriale

Venerdì 28 luglio abbiamo avuto il piacere di presenziare e sostenere una splendida inziativa di solidarietà.

La signora Marcella Gumina ed il compagno Patrizio Coriale, residenti a Sankt Georgen im Schwarzwald (Germania), hanno voluto donare al reparto di pediatria dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza tre supporti per sacche trasfusionali, flebo ed apparecchiature mediche.

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Questa donazione ha un significato speciale nel celebrare la vita.

Avviene infatti in occasione del battesimo di Giuseppe Francesco, figlio primogenito di questa generosa coppia.

Vista la distanza geografica, Marcella ha delegato la donazione dei presidi ai genitori Giuliana Rovella e Nuccio Gumina , che con entusiasmo e vitalità hanno partecipato a questa inziativa, accompagnati da Paolo, responsabile vendite OTR, sempre in prima linea nelle inziative legate alla solidarietà.

I supporti sono stati consegnati a Monia, Caposala del Reparto di Pediatria, che ha accolto noi ed i donatori con disponibilità, gratitudine e tanti sorrisi.

OTR migliora la qualità della vita.

Giuliana e Monia
Il nostro Paolo con Giuliana e Nuccio

La casa accessibile

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La Casa Accessibile

Quali sono i principi e gli accorgimenti che ispirano la progettazione e realizzazione di una casa accessibile?

Ecco qualche consiglio pratico sull’argomento.

La casa è, per definizione, uno spazio accogliente in cui chi la abita si sente sicuro e protetto.

Rendere accessibile la propria abitazione, in senso lato, significa adeguarla alle esigenze di chi la abita al fine di migliorare la propria qualità della vita. 

Dunque, la casa accessibile è un’abitazione in cui non ci sono limitazioni di vivibilità. Quando si parla di “casa accessibile” non si fa riferimento ad un modello di abitazione preciso ma si parla genericamente di appartamento senza barriere architettoniche.

L’accessibilità è un concetto che varia a seconda di ogni individuo e gli interventi necessari per una casa accessibile per disabili sono strettamente connessi ai bisogni specifici di ogni persona.

La delicata rimozione di barriere architettoniche e la scelta di arredi e impianti su misura sono gli interventi più rilevanti per assicurare autonomia di movimento e libertà per disabili e anziani.

In ogni casa priva di ostacoli architettonici le stanze sono progettate ad hoc o ristrutturate in base ai nuovi bisogni degli abitanti o abituali fruitori.

L’assenza di barriere consente anche alle persone con ridotta mobilità, per esempio in carrozzina, di accedere e muoversi in casa in completa libertà e autonomia, fruendo degli spazi di cui dispone per svolgere le proprie azioni quotidiane.

L’obiettivo di una casa accessibile è accogliere tutti, soprattutto i portatori di disabilità o anziani che hanno problemi di mobilità, spesso e volentieri impossibilitati all’accesso e fruizione di deterinate strutture abitative e non.

Per avere delle case senza barriere ogni spazio interno di un’abitazione deve essere pensato come soluzione migliore per chi vive in sedia a rotelle.

Tutti gli ambienti vanno quindi “rivisitati” al fine di adattarli alle esigenze dei disabili, e per fare questo occorre seguire alcune regole.

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INGRESSO EDIFICIO CASA ACCESSIBILE

L’edificio deve essere adeguato alle esigenze di tutti, dunque raggiungibile senza problemi anche da chi è in sedia a rotelle.

Gli accessi devono essere provvisti di rampe e una pavimentazione piana. Il campanello deve essere posto a un’altezza tale da garantire l’utilizzo a tutti.

In caso di edifici a più piani, l’ascensore o il montascale sono la soluzione ideale in presenza di scalinate.

La pavimentazione deve essere antisdrucciolevole e, in presenza di soglie, queste devono essere smussate e non più alte di un centimetro.

Come adattare la propria casa e abbattere le barriere architettoniche

L’ingresso dell’abitazione deve essere privo di scalini. La normativa italiana in materia stabilisce che la soglia può avere un’altezza massima di 2,5 cm, ma questa misura può essere un ostacolo per le carrozzine, soprattutto se elettriche. In caso di rialzo, deve essere progettata una piccola discesa così da facilitare l’accesso del mezzo a rotelle.

In una casa a prova di barriere la porta d’ingresso, come le altre, ha una larghezza minima di 80 cm, così da consentire l’ingresso anche a chi è in sedia a rotelle, e è priva di gradini, sia in entrata che in uscita.

Le porte dell’abitazione, come quelle dell’edificio in cui si trova, dovrebbero avere un peso di rimbalzo inferiore ai 12 kg e, per agevolare l’entrata e l’uscita dei disabili, dovrebbero essere provviste di un maniglione, che favorisca la chiusura senza dover manovrare nuovamente la carrozzina.

In una casa a prova di barriere la porta d’ingresso, come le altre, ha una larghezza minima di 80 cm, così da consentire l’ingresso anche a chi è in sedia a rotelle, e è priva di gradini, sia in entrata che in uscita.

In tutta l’abitazione gli interruttori della luce devono essere posizionati a un’altezza che permetta l’uso anche da parte di chi è in sedia a rotelle, mentre i corridoi non devono essere stretti, ma avere una forma tale da favorire il passaggio delle persone che utilizzano ausili, dunque una larghezza minima di 90 cm, anche se l’ideale è di 150. In questo modo, infatti, si garantisce anche la possibilità di manovra di chi è in carrozzina. Infine, è necessario proteggere pareti e spigoli dai possibili urti della sedia a rotelle.

SEDIA BASE SCALE

LA CUCINA IN UNA CASA ACCESSIBILE

Prima di tutto è necessario procedere ad una diversa collocazione degli elettrodomestici ed una nuova organizzazione del piano di lavoro.

I diversi elementi vanno collocati ad un’altezza raggiungibile sia da una persona in carrozzina che da persone basse o con difficoltà di movimento ed estensione delle braccia.

In genere è preferibile optare per un piano di lavoro sospeso, che consenta alla persona in carrozzina di avvicinarsi facilmente e senza problemi, tenendo le gambe in una posizione comoda.

La stessa cosa andrebbe fatta con il piano cottura e il lavello, da collocarsi preferibilmente uno accanto all’altro.

Un’altra opzione consiste nel posizionare il piano di cottura ad angolo rispetto al lavello, per favorire una maggiore mobilità.

Per quanto riguarda il lavello è opportuno scegliere vasche rettangolari anziché tonde. Anche la profondità delle stesse è un elemento da valutare, per evitare che si crei un ingombro per le gambe dei disabili.

CAMERA DA LETTO DI UNA CASA ACCESSIBILE

La camera da letto deve avere lo spazio necessario a non limitare il passaggio, soprattutto per garantire le manovre con la carrozzina in prossimità del letto.

I mobili devono essere disposti in modo da non limitare il passaggio, soprattutto per garantire le manovre con la carrozzina in prossimità del letto.

Lo spazio tra mobile/mobile o mobile/muro deve essere di una misura minima di 80 cm e, per consentire il passaggio carrozzina/letto e viceversa, deve essere lasciata un’area libera di almeno 120 cm.

Il letto deve avere un’altezza regolabile, nonché una rete elettrica in grado di consentire cambiamenti nella postura e il sollevamento della persona senza fatica.

Rispetto all’armadio, meglio la cabina, caratterizzata da ripiani a scorrimento elettrico, cassettiere di materiale trasparente per favorire la vista del contenuto, e ante scorrevoli, così che non necessitano di uno spazio frontale per l’apertura. Questi accorgimenti permettono anche a chi ha difficoltà motorie di raggiungere i ripiani del guardaroba e organizzarlo senza problemi.

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IL BAGNO DI UNA CASA ACCESSIBILE

Un discorso a parte merita invece il bagno per disabili, i cui sanitari ed accessori vanno disposti in maniera tale da agevolare il passaggioe la manovra dei disabili in carrozzina.

Il bagno ha dimensioni minime di 165 x 180 cm e si deve adottare una vasca o doccia a sportello provvista di una pavimentazione antisdrucciolo e una maniglia resistente per il sostegno del disabile quando si sposta dalla carrozzina alla doccia e viceversa. Stessa cosa vale per il wc, che deve essere fissato al pavimento o sospeso per un’altezza inferiore ai 45 cm e avere lo scarico messo in posizione accessibile. La posizione ideale del lavabo, invece, è a 60 cm dalla pavimentazione, e i rubinetti hanno comandi a leva o a fotocellula.

Nel bagno è preferibile utilizzare armadietti e mobili senza spigoli, porte che si aprono verso l’esterno, un pavimento antiscivolo per evitare infortuni.

Dunque non esiste una regola uniovoca nella progettazione e realizzazione di una casa accessibile. L’unica vera regola è quella di disporre spazi ed arredi in modo da facilitare al massimo la libertà ed autonomia di chi ha problemi di mobilità. 

Nei prossimi articoli entreremo nel merito dell’arredamento della Casa Accessibile e delle detrazioni e sgrafi fiscali connessi a questo tipo di esigenze..

Paralisi Cerebrale Infantile

Paralisi celebrale infantile

Paralisi Cerebrale Infantile

Paralisi cerebrale infantile

La Paralisi Cerebrale Infantile nasce da una lesione permanente, non graduale, del cervello in via di sviluppo, lesione che può manifestarsi prima, durante o successivamente la nascita. Si presenta come dei disturbi neurologici che vanno in qualche modo a variare, ad intaccare nella totalità la crescita del bambino in quanto incide in maniera più o meno grave sull’attività motoria, quindi sul movimento, sulla postura. A questi disturbi possono associarsi problemi sensoriali, soprattutto visivi, difficoltà comunicative, difficoltà nell’atto della deglutizione e problemi di tipo emotivo che apportano delle complicanze nell’instaurare rapporti interpersonali. La lesione di riferimento non può essere reversibile, le varie reazioni ad essa sono cangianti e possono produrre modifiche nel corso della crescita.

Paralisi celebrale infantile

Come si manifesta? Nei primi anni di vita, a due anni, a tre anni, i sintomi risultano molto evidenti: lo sbilanciamento nell’attitudine a effettuare dei movimenti è molto oscillante in relazione alla zona del corpo interessata, al numero di arti implicati, al coinvolgimento o meno del busto, del tronco. E’ vero che in alcuni casi accorgersene diventa maggiormente complicato in quanto la lentezza nei movimenti, la mancanza di praticità negli stessi, può essere ricollegata anche a primo impatto a una sorta di impaccio motorio. Ma nel momento cruciale della riuscita dei primi passi, nel momento in cui superati gli 8 mesi si hanno le prime complicanze, potrebbe verificarsi una situazione di questo tipo: non riuscire a camminare, non riuscire a stare seduti per via di una lieve acquisizione del controllo del tronco, gli arti sono rigidi o di contro molli, il cammino risulta disarmonico, i movimenti irregolari, lenti o al contrario rapidissimi ma sicuramente accidentali.

Come anticipavamo nella premessa, il bambino può accusare altre tipologie di problematiche oltre a quelle strettamente collegate a postura e movimento: stitichezza, epilessia, impedimenti nella fluidità della comunicazione, problematiche a livello comportamentale , difficoltà visive, uditive e respiratorie.

Ovviamente non tutti i soggetti accusano le predette problematiche, da qui l’intenzione da parte di Hagberg di classificare e distinguere le paralisi in relazione ai vari disturbi manifestati:

  • paralisi cerebrale spastica: i muscoli sono rigidi e resistenti, si tratta di ipertono muscolare;
  • paralisi cerebrale discinetica: movimenti involontari e postura anomala;
  • paralisi cerebrale atassica: difficoltà nel mantenere l’equilibrio e la coordinazione nei movimenti;
  • paralisi cerebrale mista: disturbi motori
Paralisi cerebrale infantile

Come sottolineato nell’introduzione, le cause della paralisi cerebrale infantile (PCI) possono essere spalmate in tre gruppi: pre-natali, peri-natale e post-natali. Quindi da ciò possiamo asserire che la genetica, la conduzione della gravidanza, lo stato di salute della madre nonché le alterazioni della pressione del sangue e la sua età possono essere determinanti e figurano sicuramente tra i fattori di rischio per lo sviluppo della Paralisi Cerebrale infantile.

Come viene diagnosticata? solitamente viene identificata intorno al diciannovesimo mese, in caso di comportamenti, atteggiamenti, problemi specifici può essere accertata anche prima tant’è che viene effettuata la risonanza e l’ecografia anche in precedenza: la prima, la risonanza magnetica, è lo strumento maggiormente efficace per ricevere eventuali risposte, la seconda, quindi l’ecografica transfontanellare, usufruisce delle onde sonore ottenute grazie ad una sonda che viene poggiata sul capo del bambino.

Chiaramente in relazione alla classificazione della paralisi di riferimento ed ai disturbi associati, verranno poi prescritti altri esami/controlli da effettuare.

Paralisi cerebrale infantile

Le conseguenze derivanti, i disturbi derivanti dalla paralisi cerebrale infantile non possono annullarsi, è una condizione con cui è necessario convivere, ma possono mutare nel corso del tempo e con determinati accorgimenti del caso. Ricordiamoci che i bambini imitano il nostro comportamento e questo è un punto iniziale dal quale poter partire in termini di apprendimento, di funzionalità e di movimento. Si può inoltre agire in chiave preventiva premendo sull’evitare il degenerare e il processo di peggioramento dei disturbi: famiglia e riabilitazione diventano le colonne portanti del bambino. In che modo possiamo essere utili noi di OTR Ortopedia? E quale sostegno possiamo conferire insieme agli altri operatori impegnandoci nei progetti riabilitativi condivisi?

Il progetto riabilitativo viene comunicato alla famiglia di appartenenza e più figure professionali vengono coinvolte, tra queste sono presenti senz’altro:

  • neuropsichiatra infantile, che diagnostica la paralisi cerebrale infantile e procederà con l’iter di accertamenti
  • fisiatra, in modo da concedere uno sguardo ai problemi motori e posturali
  • psicologo, così da accompagnare il bambino e la famiglia
  • logopedista, un ruolo chiave per le funzioni comunicative e cognitive
  • educatore, per l’integrazione sociale nonché scolastica
  • insegnante di sostegno, che possa far adattare al bambino un determinato programma di insegnamento/apprendimento
  • tecnico ortopedico, per le ortesi e gli ausili utili al bambino

Esame Baropodometrico

esame baropodometrico

Esame Baropodometrico

Il Baropodometro elettronico è un dispositivo comprendente di ampie strumentazioni e funzioni in grado di individuare e rendere visibili, precise e dettagliate le pressioni plantari, qualsiasi genere di alterazione presente ai piedi, a prescindere che essi si trovino in una condizione statica o dinamica, quindi anche durante la deambulazione ed eventualmente la corsa in ritmi maggiormente sostenuti.

Vediamo insieme di cosa si tratta, partendo dalla derivazione etimologica della parola, ricollegata a terminologie greche: “baro” = “pressione”, “podo” = “piede” e “metrico” = “misura”. L’esame può essere condotto sia in posizione statica che in posizione dinamica: nel primo caso, come nelle immagini, viene richiesto al paziente di mantenersi fermo in posizione eretta al fine di valutare l’equilibrio, la distribuzione delle pressioni plantari (i classici punti di pressione generati sulle piante dei piedi); nel secondo caso, invece, si richiede al paziente di camminare sulla piattaforma, questo meccanismo, con l’aiuto dei sensori presenti sulla piattaforma, sensibili a qualsiasi tipologia di movimento, consente di tenere in considerazione il passo, la lunghezza dello stesso, la sua velocità.

Dai risultati siamo in grado di rilevare anche una sorta di “trascorso storico” del paziente, ove possibile, o comunque di quasi tutte le malattie dell’apparato posturologico osteo-muscolare. E’ il caso della malocclusione dentaria (che si ha quando i denti dell’arcata superiore e quelli dell’arcata inferiore non sono allineati), della scoliosi (che si presenta come una deviazione laterale della colonna vertebrale, deviazione permanente nel corso del tempo), del cavismo del piede (si tratta di una malformazione anatomica, i piedi in questo caso possiedono un arco plantare mediale più alto rispetto alla norma, quindi anche l’appoggio al suolo sarà altrettanto diverso nonché la distribuzione del peso corporeo) oppure ancora del piattismo del piede (che implica l’appiattimento della volta plantare), e via discorrendo…

esame baropodometrico

Uno dei fattori estremamente utili, che risulta benefico per il paziente, è che tale trattazione non è assolutamente in alcun modo invasiva, né tanto meno dolorosa, la metodica utilizzata è totalmente innocua per chi la effettua e verte solo ed esclusivamente a considerare un’eventuale maldistribuzione dei carichi e la valutazione dei punti di pressione.

In cosa consiste nel dettaglio l’esame? Esso viene svolto sulla pedana baropodometrica, tale strumentazione riesce a registrare il carico del piede e ciò garantisce al tecnico ortopedico di esaminare la distribuzione nella totalità del peso corporeo che grava sugli arti inferiori sottolineando le anomalie.

I dati ottenuti sono precisi, istantanei, ripetibili e consentono una valutazione molto dettagliata dell’interazione suolo-piede e delle modificazioni della dinamica del passo.

Il test stabilometrico statico e dinamico è un plus che la pedana baropodometrica offre al fine di stabilire la presenza di vertigini o altre tipologie di disturbi ricollegati all’equilibrio. La presenza dello schermo, che genera il video in estemporanea, consente di far notare anche anomalie di postura, nel corso del movimento effettuato, che in caso di mancanza dello schermo risulterebbero poco visibili ai nostri occhi: è il caso del basculamento del bacino, del valgismo, dell’alluce valgo…

L’analisi porta alla realizzazione dei plantari in cad-cam oppure personalizzati per ogni singolo paziente in relazione alle proprie necessità.

Presso i nostri Centri vengono condotti quotidianamente delle analisi al fine di consentire agli specialisti di verificare le correzioni da apportare ad una calzatura predisposta e realizzata su misura, i nostri pazienti vengono seguiti costantemente nel loro iter.

esame baropodometrico

Il tipo di deambulatore più adatto

Cosa vuol dire essere anziani? Oggi abbiamo deciso di procedere con la stesura di quest’articolo partendo da una riflessione consueta ma talvolta al contempo sottovalutata che raggruppa una categoria che ci sta molto a cuore: numerosi sono infatti gli ausili che disponiamo al fine di garantire un miglioramento della qualità della loro vita nonché una maggiore indipendenza. Nello scorrere nostalgico e reiterato di ricordi, esperienze e racconti di un valore inestimabile, i nostri nonni, la loro brillante mente e il loro corpo un tempo propenso ad un portamento più vivace, accusano stanchezza, incorrono ad un deterioramento degli arti inferiori proprio a causa del processo di invecchiamento, le gambe iniziano a cedere.

Per eludere questa condizione e promettere una parvenza di indipendenza maggiore, alcuni articoli richiesti con ingente frequenza (non solo per gli anziani, ma anche per rimettersi in moto in seguito ad un intervento che ha causato un lungo periodo di immobilizzazione) sono i deambulatori, presenti presso i nostri punti vendita in diverse tipologie.

Molti anziani sono perfettamente consapevoli della loro condizione ma, percependo la vita frenetica tra quotidianità e lavoro intrapresa dai propri cari, tendono ad ignorarla in quanto si auto-considerano un peso, un carico, in più non vogliono rinunciare (comprensibilmente) a quel velo di indipendenza personale raggiunta e poco facilmente accettano il dover abbracciare l’idea di necessitare dell’aiuto altrui.

Tra i tanti modelli (come per esempio quello che appare nella foto), oggi vorremmo trattare di un altro modello in particolare: il deambulatore ascellare, il quale, come suggerisce la terminologia stessa utilizzata per definirlo, possiede due prolungamenti laterali che consentono interamente l’appoggio ed il supporto alla parte superiore del corpo in quanto su di essi vengono fatte adagiare le ascelle e gli avambracci sulle altre parti della struttura in acciaio, tali prolungamenti sono regolarizzabili in relazione ad ogni corporatura, quindi facilmente adattabili ad esse.

Mentre per l’uso degli altri deambulatori, definiamoli tradizionali, il peso “grava” in un certo senso sulle braccia e sui polsi (anche se non si può parlare propriamente di “gravare” dal momento che alcuni di essi possiedono anche apposite rotelline che rappresentano un aiuto ulteriore nel bilanciamento del peso), nel suddetto caso non accade in quanto consente un corretto sostegno del tronco, il peso grava sulla struttura e ciò viene facilitato dal cosiddetto appoggio antibrachiale, che possiedono delle imbottiture per assicurare comodità. Tale deambulatore risulta essere un’ottima risorsa per coloro che soffrono anche di altri problemi che rendono il proprio sostegno alquanto precario, difficoltà derivanti per esempio da artrite, da fratture, da altri tipi di dolori collegati ad eventuali traumi che non consentono integralmente l’impiego del deambulatore.

Le ruote piroettanti collaborano nella spinta e nell’esecuzione dei passi, veicolati e ben calibrati anche dalla presenza dei freni, i quali apportano una certa sicurezza nonostante le estreme problematiche legate alle diverse corporature ed allo status salutare differente. 

Un fattore episodico sottolineato, che in un certo qual modo può essere considerato l’unico elemento di intralcio, è l’impossibilità di esecuzione in spazi ridotti, viste le conclamate dimensioni ingombranti dell’oggetto stesso, ecco perché si può optare per quello pieghevole: l’opzione valida di poterlo sistemare in casa o chiuderlo su se stesso nel cofano e di riprenderlo all’occorrenza per fare una passeggiata all’aperto è sicuramente una proposta allentante ed un’efficace alternativa.


Intervista ad Adolfo Paolino D’Angerio

adolfo paolino d'angerio

Adolfo: un ospite speciale per noi dell’OTR, un amico, una persona piena di vita, una ricca libreria di cultura e aneddoti che abbiamo avuto il piacere di intervistare. 

Adolfo ci ha parlato un po’ di lui, del modo in cui la tecnologia e gli ausili siano stati in grado di migliorare la qualità della sua vita, garantendo maggiore indipendenza e possibilità di spostamento istantaneamente. Ci ha confidato la sua passione più grande che non ha mai smesso di coltivare…
Grazie Adolfo per la tua disponibilità, per la tua preziosa compagnia e per aver condiviso con noi la tua storia!!!
Ciò che notate agganciato alla carrozzina è un BATEC. Si tratta di un ruotino motorizzato che consente la trasformazione di una semplice carrozzina standard superleggera in un triciclo con il quale poter percorrere la strada, estremamente funzionale anche per le salite e per le discese (e con la collaborazione di Adolfo ve lo mostreremo!). E’ formato da un componente adattabile a qualsiasi tipologia di sedia e di tubo.
Per garantire sicurezza, stabilità e agevolezza nei percorsi stradali, sono presenti le ruote ammortizzate SOFTWHEEL: con lo scopo di filtrare e minimizzare colpi, scossoni e vibrazioni tipici. Caratteristica degna di nota è sicuramente l’alternanza dei materiali: per ovvi motivi infatti il cerchione delle ruote è molto resistente e rigido di contro invece alle sospensioni e al mozzo che si comprimono proprio per urti ed ostacoli.
La carrozzina invece è una Kuschall K-series personalizzata fatta su misura, pronta per adattarsi perfettamente alla persona in relazione alle varie esigenze.
Sono tutti prodotti che noi trattiamo, per i quali garantiamo assistenza e che potete provare!!!

Stabilizzatore Firefly Upsee

Con la supervisione di Gaetano Ieraldi – Tecnico Ortopedico.

Le ortesi assumono una connotazione ed una funzione diverse in relazione a chi le indossa e al tipo di richiesta. Possono essere create e fabbricate su misura, come siamo soliti fare nei nostri laboratori.
Cosa intendiamo per ortesi?
L’ortesi è un dispositivo medico, una sorta di tutore, un’apparecchiatura ortopedica, uno strumento aggiuntivo esterno il cui utilizzo può essere di aiuto per il paziente che è affetto da una particolare patologia, ha fini riabilitativi per chi ha subito un trauma in seguito per esempio ad un incidente, ma anche scopi preventivi, correttivi e di supporto garanti di immobilizzazione dell’articolazione interessata.
Sono classificate in ortesi di tronco, di arto superiore e di arto inferiore, tale classificazione è dettata in base a dove è situata la parte del corpo coinvolta nello stato di necessità dell’ausilio.
Per quanto concerne l’arto inferiore, ad esso è associata un’ulteriore settorializzazione: con FO (foot orthosis) che interessano solo il piede ed è il caso dei plantari, con AFO (ankle foot orthosis) quindi le ortesi fino alla tibio tarsica, KAFO (knee ankle foot orthosis) fino al ginocchio e HKAFO (hip knee ankle foot orthosis) comprendente anche l’anca.

Nel video vi presentiamo un articolo estremamente innovativo, con finalità di beneficio fisico vista la conclamata possibilità di movimento assistito per i bambini con limitazioni motorie, nonché di diffusione di valori e condizioni che auspicano alla partecipazione e all’inclusione.
L’utilizzo di upsee e dei componenti che lo formano è molto intuibile, semplice, inoltre è un progetto nato per assicurare comodità e facilità del trasporto dello stesso: la cintura per adulto garantisce affidabilità e sicurezza nella guida del bambino; essendo disponibile la classica gamma di taglie, l’imbragatura è ottimizzata in base alla corporatura, alle misure ed all’età del bambino; i sandali si adattano ai piedi del bambino e, grazie al tuo aiuto imprescindibile, inizierà ad assumere una posizione eretta, incomincerà a compiere i primi passi, riuscirà ad intraprendere quel percorso di infanzia fatto di giochi, passeggiate e allegria che fino a quel momento non era completo. 

Dal canto nostro, avremmo voluto mostrarvi i preziosi sorrisi di questo bambino appartenente alla fascia di età precedente e dei suoi genitori, i loro occhi emozionati ed increduli.
Tutto ciò che hai sempre sperato lo trovi ad un impercettibile passo da te.
Ecco il potere dell’immaginazione. Ma se non fosse solo immaginazione? Se fosse vero e tangibile ed emotivamente inspiegabile? Se fossimo in grado di tramutare un pensiero in forma concreta?
L’emozione dei genitori nel vedere in piedi il proprio bambino per la prima volta apre le porte a tante opportunità da cogliere, a tante avventure ed esperienze rese possibili: sarà diverso fare delle passeggiate con la mamma, sarà diverso giocare a calcio insieme ai propri amici con l’aiuto di papà, sarà diverso andare al compleanno del compagno di classe più affezionato.
Sono per tutti momenti indelebili…e per un bambino con disabilità non è diverso.
Sarà indelebile percepire l’ebbrezza del suo corpo in movimento, la libertà di sentirsi protetto e guidato dalle figure a lui più care, la certezza di averti come una sua ombra, sempre lì al suo fianco.

Come riconoscere un ictus? Come agire nel periodo riabilitativo?

Oggi, 29 ottobre, è la Giornata Mondiale dell’Ictus, il quale consiste nell’occlusione (ictus ischemico) o nella rottura (ictus emorragico) di un’arteria cerebrale, il vaso sanguigno viene letteralmente bloccato e conseguenzialmente il flusso sanguigno non risulta chiaramente sufficiente. 

In questo articolo tratteremo dell’importanza del riconoscere i sintomi al fine di garantire tempestività nel soccorso e esamineremo in che modo noi di OTR Ortopedia possiamo essere utili nel periodo riabilitativo grazie ai traguardi raggiunti dalla scienza e quindi ai dispositivi che abbiamo a disposizione.

 

"Minutes can save Lives"

“BE FAST” ovvero acronimo di “Balance, Eyes, Face, Arms, Speech, Time”.

La perdita di equilibrio, l’improvvisa e netta riduzione della motilità, avvertire dei formicolii dagli arti oppure non averne più la sensibilità, più comunemente una sorta di “addormentamento” del braccio, la mancanza di una vista nitida, un volto diventato asimmetrico con un abbassamento laterale della bocca, il non riuscire a comunicare, vertigini e sbandamento sono chiari segnali che si palesano comunicandoci ampiamente ciò che sta per accadere.

Il livello di intensità varia da persona a persona, ciò che risulta invece essere una costante nei singoli accadimenti è proprio la garanzia della messa in atto di un intervento estremamente tempestivo così da salvare vite umane e procedere con l’inizio di un percorso riabilitativo.

 
 

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si verificano circa 250mila nuovi casi di ictus l’anno (660 persone ogni giorno) di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive che interessano persone colpite precedentemente, con una mortalità del 25% e con il 50% di pazienti che non recuperano una sufficiente autonomia.

Molte sono le figure professionali che vediamo impegnate nella complessità della presa in carico riabilitativa: medici, fisioterapisti, infermieri, logopedisti, terapisti, neuropsicologi, che danno il loro contributo nella ripresa del paziente coordinandosi in maniera sinergica in questo processo delicato, il tutto determinato in relazione alle esigenze del paziente.

Andando maggiormente nello specifico, la branca di medicina riabilitativa maggiormente interessata al recupero è quella neurologica. Tra le malattie neurologiche più comuni rientrano le lesioni cerebrali, la sclerosi multipla, l’epilessia, i traumi cerebrali o del midollo spinale, il morbo di Parkinson e di Alzheimer, l’ictus per l’appunto: è chiaro che questa fase non rappresenta solo un iter da affrontare per permettere al paziente di riacquisire l’autonomia motoria ma anche un mezzo per far recuperare quegli stimoli e quell’incoraggiamento, quella consapevolezza di miglioramento che forse psicologicamente dopo aver subito un episodio di questo tipo (con tutto ciò che ne deriva) viene meno… 

Le diverse metodologie e tecniche progettate e sperimentate nel corso del tempo ci mettono nelle condizioni di essere di aiuto nel recupero funzionale della parte lesa in questa specie di retroazione biologica: da ausili ortopedici più mirati per la fase riabilitativa iniziale, quali possono essere per esempio le carrozzine, ad ortesi implicate nella restituzione di moto in caso di paralisi alla gamba (come lo stabilizzatore GenuNeurexa), o alla spalla rendendo subendo ancora di più l’impossibilità del movimento anche a causa del dolore (come l’ortesi spalla neurologica Omo Neurexa Plus), o ancora la promessa di maggiore stabilità sul ginocchio con l’Elettrostimolatore L300 Go, all’investimento di apparecchiature con funzioni più innovative, mirate e specifiche, è il caso della Tuta Mollii ad elettrodi che ha come scopo la limitazione della rigidità muscolare con l’intento di veicolare un rilassamento e quindi facilitare il movimento.

Per quanto possa essere considerato inverosimile, l’ampio ventaglio nel quale risiedono i trattamenti concepibili offerti (in base ovviamente alla condizione in cui il paziente vige e alla propria forma fisica) è in grado di migliorare la qualità della vita.

Tuta Mollii

Con la supervisione di Luigi Ieraldi – Tecnico Ortopedico.

Tuta Mollii - Ottobock

Cos’è la tuta Mollii?
Quali benefici permette di ottenere a chi la indossa?
In che modo può prevenire un peggioramento della rigidità dei muscoli?

La tuta Mollii, nata in Svezia, è un elettrostimolatore visibilmente formato da un pantalone, una giacca ed una cintura che sostiene la “scatola bianca” centrale altrimenti nota come “unità di controllo”, che risulta essere il fulcro ed il cuore pulsante, sebbene esterno, della tuta stessa. Altro fattore imprescindibile per garantire il suo funzionamento, è la presenza di elettrodi.
Cosa sono gli elettrodi? Dei conduttori di corrente che vengono tradotti in stimolazione degli impulsi di ogni persona che decide di effettuare la prova.

Esattamente: ogni persona. Perché ogni persona ha una propria storia, un proprio lascito e corredo genetico, una propria risposta alla terapia, una corporatura ed una costituzione diversa, di conseguenza sulla base di questi va consegnata la taglia ottimale ed emessa una programmazione differente per ognuno, che può avere sia una funzione preventiva che essere una forma di aiuto per coloro che vogliono riappropriarsi del controllo del tono muscolare e ovviamente viene fornita una tuta della misura corretta.

Nei primi due giorni di Settembre, abbiamo avuto la possibilità di avviare presso la nostra sede legale sita a Simeri Crichi in Località San Francesco (zona Industriale) varie prove sui nostri pazienti che hanno richiesto questo tipo di assistenza. L’idea di fondo incalza proprio il nostro motto: migliora la qualità della vita!

Forse ancora non ci rendiamo conto di quanto oltre può spingersi la mente umana nel tentativo di porgere un aiuto, nel tentativo di sorreggere gli altri, nella concessione di nuove svolte scientifiche inequivocabilmente pensate, progettate e messe in atto proprio al fine di sviluppare dei miglioramenti.

La tuta Mollii è consigliata e programmata per coloro che soffrono di spasticità, di dolore muscolare, che hanno difficoltà motorie dovute a danni inferti al sistema nervoso centrale: paralisi cerebrale, paralisi cerebrale infantile, distonia, ictus, aneurisma, danno cerebrale acquisito, lesione parziale della spina dorsale…

Tuta Mollii - Ottobock

Le valutazioni generali dei pazienti che si sono susseguiti sono state effettuate dai tecnici ortopedici. Questi ultimi si sono soffermati con molta accortezza e precisione sui movimenti del muscolo, sulla rigidità o fluidità degli stessi in modo tale da decidere quali dei 56 elettrodi presenti sulla tuta attivare attraverso il software e raggiungere obiettivi diversi in relazione alla densità della problematica.

Oltre alla programmazione, chiaramente anche la stimolazione verrà vissuta in maniera diversa da persona a persona, anche con maggiore o minore intensità, stesso fattore vale per gli effetti dell’uso regolare di Mollii, che agirà in maniera più celere o meno rapida in relazione alla gravità della lesione: dalla riduzione sostanziale della spasticità, alla ripresa del controllo dei movimenti, dal benessere che coinciderà con il rilassamento del muscolo in questione al dolore attutito.

Come riportato sul sito www.neurotute.it , sono state effettuati degli studi, delle ricerche che avvalorano l’efficacia del funzionamento delle neurotute. Entrando nel dettaglio, secondo quanto trattato negli articoli presi in considerazione, gli studiosi hanno monitorato e valutato l’andamento ed i risultati della spasticità su 16 pazienti affetti da Paralisi Celebrale Infantile (articolo alla vostra sinistra, immagine sottostante) e i miglioramenti nel recupero dei movimenti motori sui pazienti con emiparesi causati da ictus (articolo alla vostra destra).

Neurotute

“…qualsiasi cosa che si faccia per stare meglio sostanzialmente… questo è un ulteriore aiuto…”