MODA ADATTIVA
Per la diversità o per la pubblicità?
L’abbigliamento adattivo sta guadagnando sempre più visibilità, soprattutto negli ultimi anni, in un contesto dove la moda cerca – almeno in apparenza – di essere più inclusiva. Ma dietro le campagne patinate e gli slogan che celebrano la diversità, è lecito chiedersi: quanto di questa attenzione è realmente rivolta ai bisogni delle persone con disabilità, o a quelli del mondo della pubblicità.
I bisogni reali: funzionalità oltre l’estetica
Chi vive con una disabilità motoria affronta sfide che vanno ben oltre l’estetica: comfort, facilità di utilizzo, prevenzione di irritazioni e piaghe da decubito sono solo alcune delle esigenze fondamentali da considerare nella scelta dei capi.
Alcuni aspetti chiave dell’abbigliamento adattivo includono:
Facilità di vestizione: chiusure magnetiche, zip frontali, bottoni a pressione o velcro sono indispensabili per chi ha limitazioni nei movimenti o nella manualità.
Comfort da seduti: tagli posteriori più alti, cuciture strategiche, assenza di spessore nelle aree di appoggio, elasticità dove serve.
Tessuti intelligenti: materiali traspiranti, resistenti, morbidi sulla pelle, capaci di prevenire sfregamenti, irritazioni o piaghe da decubito.
Vestibilità progettata: pantaloni con lunghezza adeguata per gambe piegate, giacche con maniche più corte per evitare che si accorcino da seduti, capi che rispettano l’ergonomia di chi passa molte ore in carrozzina.
Stile dignitoso e moderno: il desiderio di esprimere sé stessi attraverso l’abbigliamento non si annulla con la disabilità. L’estetica resta un bisogno reale.

I grandi brand: inclusione o vetrina?
Diversi marchi della moda hanno lanciato, con grande risonanza mediatica, linee adattive. Tra i più noti:
Tommy Hilfiger Adaptive, pioniere nel settore, ha creato capi per adulti e bambini con dettagli funzionali e un’estetica coerente con il resto della collezione.
Nike, con la linea FlyEase, ha introdotto calzature facili da indossare, pensate anche per chi ha una sola mano libera o non può piegarsi.
Zara ha presentato capi adattivi per bambini, seppure in collezioni molto limitate non in modo continuativo.
Zalando intrapreso un percorso per promuovere la rappresentazione inclusiva nel settore della moda, integrando abbigliamento adattivo nella propria offerta.
- Target, negli USA, offre abbigliamento adattivo basic a prezzi accessibili.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si scontra spesso con la realtà: molti di questi brand inseriscono capi adattivi solo in capsule collection, raramente disponibili in negozio fisico, con taglie limitate, e con offerte molto inferiori rispetto alla linea principale.
Una visibilità spesso simbolica
Nelle campagne pubblicitarie, è ormai frequente vedere modelle e modelli in sedia a rotelle o con protesi, fotografati in contesti glamour. L’intento inclusivo è lodevole, ma spesso non è seguito da una proposta concreta per i consumatori.
La disabilità viene usata come simbolo di inclusività, ma non tradotta in una trasformazione reale dell’offerta.
In molti casi, chi ha disabilità motorie si ritrova comunque a dover adattare capi standard, ordinare online a tentoni, o rinunciare del tutto a un abbigliamento funzionale e alla moda.
Serve un cambio di paradigma
L’abbigliamento adattivo non dovrebbe essere una nicchia, né un’operazione di immagine. Dovrebbe diventare parte integrante della progettazione, della produzione e della distribuzione dei capi di abbigliamento.
Serve più ascolto verso le reali esigenze delle persone con disabilità, una maggiore collaborazione con chi vive queste realtà ogni giorno, e una vera democratizzazione dell’accesso alla moda funzionale, senza barriere economiche o logistiche.

Conclusione: moda inclusiva o marketing inclusivo?
Il passo dalla rappresentazione alla reale inclusione è ancora lungo. La moda ha il potere – e la responsabilità – di influenzare la società. Rendere l’abbigliamento adattivo una norma e non un’eccezione significa garantire pari dignità, autonomia e bellezza a chi troppo spesso è stato ignorato.
Finché l’abbigliamento adattivo sarà trattato come un segmento separato, invisibile sugli scaffali ma ben visibile nelle pubblicità, non potremo parlare di vera inclusività. E in questo, la critica diventa uno strumento necessario per spingere la moda oltre l’estetica e verso l’autenticità.